Venom – La furia di Carnage è il vero anti-cinecomic

C’è un fenomeno che non capisco molto bene: in sala esce un film dichiaratamente disimpegnato, fieramente scemo; la gente lo vede, si fionda a vederlo, poi si indigna e grida “che stronzata!”. Come se il film non promettesse esattamente di essere questo: una stronzata. Ho letto recensioni che seriamente si accanivano contro la mancanza di logica di Fast and Furious 9: di fatto è proprio questa cosa a non avere logica. Ma cosa si aspettavano?

A Venom 2 è toccata la stessa sorte. Sequel di un cinecomic già stroncato all’unanimità (e sicuramente con più ragione), il film è passato dalle mani svogliate di Ruben Fleischer a quelle più motivate di Andy Serkis, e il risultato è un lavoro che capisce esattamente cosa aveva di buono il primo film e cosa invece non funzionava, trovando finalmente una quadra. Gli amanti dei film tratti dai fumetti, però, sembrano non gradire.

A me è piaciuto. Secondo me chi lo demolisce con particolare accanimento ha un po’ perso la bussola e non si ricorda dei cari, vecchi, adorabili e legittimi FUMETTONI; una cosa molto diversa dal cinecomic corporativo di adesso. Il fumettone è stilizzato, non ha a cuore il realismo e ci immerge in un mondo “a parte”, volutamente caricaturale. Il fumettone è Dick Tracy, sono i Batman di Tim Burton e quelli di Joel Schumacher. Se Venom 2 non si può certo accostare ai primi due esempi, ha invece echi molto forti del terzo. I toni sfacciatamente cretini, i colori e le musiche di Marco Beltrami rendono abbastanza inequivocabile il fatto che Serkis avesse in mente i Batman di Joel Schumacher, e per questo non posso che ringraziarlo.

Succede infatti che mentre il primo film visivamente era freddo e piuttosto generico, questo è vitale, colorato e con un’identità molto più sua. La fotografia di Robert Richardson (splendida) è platealmente fumettosa, e il tono è più netto che nel primo film, dove le parti cazzare erano le migliori e il resto era parecchio moscio e impersonale, involontariamente ridicolo ogni volta che tentava di prendersi sul serio.

Trama. Eddie Brock (un Tom Hardy sempre in palla, perfino autore del soggetto) continua la sua burrascosa convivenza con il simbionte, tale Venom. Venom è esuberante, esigente, ha esplosioni di rabbia ed è sempre più incontenibile. Come se non bastasse, Brock fa finire sul braccio della morte il killer Cletus Kasady (Woody Harrelson). Prima di venire giustiziato, Kasady viene fortuitamente a contatto con il simbionte, e l’iniezione letale darà vita a Carnage, mostro pazzo assetato di vendetta.

In questo sequel viene reso giustamente più centrale il rapporto tra Eddie Brock e il simbionte, che era già il cuore del primo, il motore dei suoi momenti riusciti. Qui le gag sono di più e sono più cartoonesche, esagerate, ma armoniche col tono sempre sopra le righe del film. Le one-liners di Venom fanno ridere; forse ce n’è qualcuna di troppo, ma l’insieme è sopportabilissimo e quelle che vanno a segno funzionano parecchio bene. Sì, lo so che in origine il personaggio non sarebbe così.

Posso infatti capire l’indignazione di chi ama il Venom dei fumetti, e ammetto candidamente di non essere tra queste persone: non l’ho mai veramente amato come personaggio, e va da sé che della sua psicologia mi sia sempre fregato poco. Era fico esteticamente e mi piaceva l’idea di vedere Spider-Man contro una sua versione esasperata, mostruosa, ma il mio interesse per il personaggio finiva lì, quindi che la sua controparte cinematografica sia cretina, bambinesca e sopra le righe me lo rende paradossalmente più interessante. Ma questo sono io, se uno al personaggio ci tiene davvero non posso biasimarlo.

Quello che però posso dire è che rispetto al primo film, con tutti i limiti del caso (il PG-13), Venom stavolta è più antieroe, come Eddie Brock è meno inappuntabile moralmente (fa finire un uomo sul braccio della morte e non gliene frega nulla); insomma, Venom – La furia di Carnage è davvero un film “outsider”, il vero doppio ridanciano del cinecomic “pulito” di adesso, il vero cinecomic scorretto. Giuro che non sto provocando: per me infatti lo scettro non spetta né a Deadpool, talmente programmatico nella sua “scorrettezza” da risultare alla fine abbastanza inoffensivo, né tantomeno al The Suicide Squad di James Gunn (che è naturalmente un film migliore di Venom Forever, ma non è questo il punto), che rinnega la sua natura sovversiva nella seconda parte del film e abbraccia i sentimentalismi più convenzionali.

Venom 2 è un film dove il protagonista deve accontentarsi di essere solo amico del suo love interest (una divertita Michelle Williams), dove il nuovo uomo di questo love interest non è un personaggio da detestare ma che anzi ci fa simpatia, dove il cattivo che accenna a una redenzione zuccherosa viene liquidato (giustamente) come un imbecille. Un film che insomma sovverte le soluzioni tipo del prodotto di consumo per infanti e adolescenti, ma che riesce comunque a vestirne con disinvoltura i panni. Il pepe che ci mette è “onesto”, non per darsi delle arie.

Ma veniamo alle questioni più spinose: ci sono, in questo tanto vituperato film, delle svolte narrative risibili? Affermativo. Sono peggio di quelle che si vedono in cinecomic più osannati? No, anzi. Potrei farmi venire in mente almeno dieci film di supereroi usciti negli ultimi anni con dentro cose più idiote, e che magari hanno anche il difetto di prendersi sul serio. Venom – La furia di Carnage si prende sul serio esattamente 0,1 secondi in 97 minuti di proiezione.

Ma infatti parliamone: che cos’è questa storia? Un blockbuster che ci fa il favore di non accollarsi e di durare solo un’ora e mezza invece dei soliti 130 minuti? Sono commosso. Andy Serkis ci ha provato, ma come succede con chiunque provi a girare un film fatto di sana, onesta immaturità supportata da stile (Joel ci manchi), gli stanno dando del cretino incapace. Peccato. Grazie per il bel pomeriggio, Venom 2.

Eddie Da Silva

Killer professionista in pensione.

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