Tex e il signore degli abissi è ancora l’unico film italiano su un personaggio Bonelli
L’uscita del Diabolik dei Manetti Bros. è prevista per il 2021. Non sappiamo quando realmente uscirà, ma nell’attesa abbiamo deciso di ripercorrere la storia del mai abbastanza ricordato “cinefumetto” italiano. Un cinema figlio di anni in cui ai produttori, incredibilmente, l’idea di portare sullo schermo le icone del fumetto tricolore non sembrava poi così assurda.
Le puntate precedenti:
- Cenerentola e il signor Bonaventura (1941)
- Kriminal (1966)
- Satanik (1968)
- Diabolik (1968)
- Isabella duchessa dei diavoli (1969)
- Baba Yaga (1973)
- Sturmtruppen (1976)
Ottava puntata: Tex e il signore degli abissi (1985)
Insieme a Diabolik e Dylan Dog, Tex è indubbiamente il fumetto italiano più conosciuto all’estero, eppure – incredibile, ma neanche troppo, visto che siamo in Italia – non ha mai avuto una trasposizione cinematografica degna di questo nome. La cosa che ci andò più vicino fu Tex e il signore degli abissi, che neanche nacque esattamente come film, ma come episodio pilota di una serie TV mai realizzata. Il risultato finale fu un film/non-film che non piacque praticamente a nessuno, dalla critica, al pubblico, alla Bonelli stessa, mettendo un ulteriore pietra tombale sui cinefumetti italiani, che dopo un exploit tra la seconda metà degli anni ’60 e i primi ’70 entreranno nella loro fase più statica, visto che per avere un nuovo film tratto da un fumetto italiano (escludendo quindi la serie televisiva di Valentina del 1989) bisognerà aspettare addirittura il 2002 con Paz.
Tex e il signore degli abissi rappresenta la scarsa propensione dell’intrattenimento italiano a valorizzare le proprie icone pop, relegando il suo personaggio più famoso a prodotto televisivo senza particolari ambizioni. E – stando al poster dei nostri vicini francesi – una risposta italiana a Indiana Jones, giusto perché Tex ha lo stesso cappello e per un paio di scene del film che potevano ricordare alla lontana Indiana Jones e il tempio maledetto. Per ulteriori chiarimenti chiedere all’addetto alla campagna marketing oltre le Alpi:

Il solito problema di tutti i cinefumetti italiani: la scars(issim)a ambizione
La poca ambizione rende Tex e il signore degli abissi inferiore nella resa persino a tanti western italiani degli anni precedenti, nonostante anche loro non fossero particolarmente famosi per i budget faraonici. Se non si avesse la consapevolezza che il film fosse stato in realtà previsto per la televisione probabilmente gli atroci giudizi che si porta appresso da 35 anni sarebbero giustificati, ma vedendolo per quello che è, ossia un innocuo prodotto televisivo di metà anni ’80 che non ha intenzione di farsi notare, era difficile aspettarsi di più che 1 ora e 40 di western che vuole farsi dimenticare appena arrivati i titoli di coda.
Creato nel 1948, per un lungo periodo Tex fu la più grande interpretazione dell’Italia al genere americano per eccellenza, nonostante al cinema 6 anni prima in Italia fosse stato prodotto Una signora dell’Ovest, considerato storicamente il primo western italiano, che però non ebbe grande risonanza ai tempi. Poi arrivarono gli anni ’60, e l’Italia invece che interpretare i western li reinterpretò completamente con gli spaghetti western.

Sarebbe stato dunque interessante vedere la prima e unica trasposizione di Tex al cinema influenzata dall’altro contributo del nostro Paese al western, anche se ciò avrebbe comportato un certo distacco dal fumetto sotto molti punti di vista (il fumetto di Tex era infatti un omaggio al western classico degli anni ’40, quello dei John Wayne e dei John Ford, ben distante da quello “sovversivo” italiano degli anni ’60), fondendo in un unico film i due antipodi del western Made in Italy. Non che fosse necessario, ma sarebbe potuta essere un’operazione più interessante sotto molti punti di vista, nonostante l’era degli spaghetti western nel 1985 fosse già finita da una dozzina d’anni, anche considerando il fatto che alla regia ci fosse Duccio Tessari, che insieme a Sergio Leone e Sergio Corbucci formò la triade più rappresentativa del western all’italiana.
Tex e il signore degli abissi “sperimenta” (per così dire, in realtà la storia è una trasposizione del n.100 di Tex Gigante) comunque un po’ con uno spiccato lato horror, purtroppo limitato dal budget ridotto, senza però proporre altri particolari slanci, facendo tutto con un tale mestiere da non nascondere neanche per un secondo che si tratti di un prodotto televisivo. Forse neanche Tessari era particolarmente entusiasta del progetto, visto che la sua regia sembra addirittura svogliata con inutili lungaggini e ritmi generalmente bassi. Giuliano Gemma stesso – tolta la perfetta fisionomia per interpretare Tex – è flemmatico, sembra un robot, mentre persino le storiche lamentele di Kit Carson faticano a bucare lo schermo.
Quando vedremo la vera Bonelli al cinema?
Per assurdo Tex e il signore degli abissi ad oggi è ancora l’unico film italiano su un personaggio della Bonelli, nonostante la Bonelli sia da ben 70 anni sinonimo di fumetto Made in Italy, volendo andare a escludere Dellamorte Dellamore e il Dylan Dog del 2010 (il primo non è tratto da nessun fumetto Bonelli, ma lo cito solo per sfatare la vecchia credenza che si tratti di un film di Dylan Dog, mentre nel caso del secondo, oltre ad essere una produzione americana, la Bonelli non fu mai coinvolta nel progetto). Escludo anche Monolith del 2017, in quanto in realtà si trattò di un progetto nato per il cinema, poi riconvertito anche in fumetto nell’ambito di un’ambiziosa iniziativa cross-media, senza contare che nel caso di Monolith si parla di una graphic novel auto-conclusiva, e non di un personaggio vero e proprio di casa Bonelli. Ah, escludo ovviamente anche lo Zagor turco degli anni ’70.

A suo modo Monolith fu comunque il primo passo di una Bonelli intenzionata ad uscire dal guscio: al Lucca Comics del 2019 è stato infatti annunciato l’arrivo al cinema di Dampyr, di cui ancora si sa poco, ma che in caso di successo sarà un primo mattoncino per l’arrivo delle altre creature della Bonelli al cinema. Forse puntare su Dampyr piuttosto che su un nome più conosciuto dagli spettatori più casuali potrebbe rappresentare un rischio, ma chissà che l’imminente uscita di Diabolik non invogli il pubblico italiano a (ri)vedere le sue icone fumettistiche al cinema. Comunque vada, sia Dampyr che Diabolik rappresenteranno le prime vere produzioni italiane tratte da fumetti con una certa ambizione, cosa che qui in Italia non è mai stata fatta. Non dico ambire ai fantastiliardi investiti e incassati negli USA, ma almeno tentare di avvicinarsi ai nostri vicini della Francia, che nel portare le loro icone pop al cinema – fumettistiche e non – ha sempre mostrato una certa attenzione.
Basti pensare che “solo” 14 anni dopo Tex e il signore degli abissi, la Francia coi suoi 42 milioni di budget trasformerà il debutto live action di Asterix al cinema nella produzione francese (ed europea) più costosa di sempre, venendo tra l’altro ricompensato con un incasso in patria superiore persino a Star Wars, Matrix e Tarzan. Qui in Italia invece, 42 milioni di budget finora sono stati spesi solo per il Pinocchio di Benigni, tanto per dire. Speriamo che la tendenza possa cambiare, e che i Tex e il signore degli abissi di turno possano diventare “solo” delle riscoperte, e non più gli ultimi timidi e poco convinti tentativi di portare i nostri fumetti in sala.