Tenet eleva pregi e difetti di Nolan
Con Christopher Nolan ho sempre avuto un rapporto conflittuale: mi piacciono i suoi film e la sua regia, ma non sempre il suo stile. Intendiamoci, lo trovo un regista dal talento raro, tra i pochi attualmente capaci di creare contenuti originali nel panorama mainstream hollywoodiano e a battersi ancora per un cinema “vecchio stampo”, con effetti speciali pratici invece della solita piatta CGI, che predilige la pellicola al digitale, che non accetta compromessi con gli studios… e soprattutto che pensa ai suoi film direttamente per la sala invece che per il salone di casa. Insomma, una figura che rispetto moltissimo e che oggi serve come il pane.
Tuttavia non sopporto le influenze che ha involontariamente creato e un generale fraintendimento del suo cinema, che i suoi emuli hanno travisato in un eccessivo razionalismo, un’eccessiva freddezza e seriosità, in particolare con i suoi personaggi, troppo spesso utilizzati (tranne qualche eccezione, come Interstellar) come fredde pedine di una scacchiera, generalmente a servizio del super spiegone (in alcuni casi proprio con la S maiuscola) di trama.

Certo, gli spiegoni nei film ci sono (quasi) sempre, ma c’è chi ha l’abilità di bypassarli con eleganza o sintesi, e chi invece ci si perde come fosse qualcosa di ammissibile in una sceneggiatura, un problema che purtroppo colpisce anche i registi più talentuosi (Shyamalan con Glass sembrava avesse fatto un film per i non-vedenti). Nolan purtroppo appartiene al secondo caso. E, che si ami meno Nolan, Tenet prende il suo cinema – pregi e difetti – e lo eleva alla centesima potenza.
Il più grande pregio di Tenet è il suo concept di base, così originale e visivamente impressionante da sembrare frutto della mente di Philip K. Dick. Il più grande difetto è quando punta a fare altro, ossia cucire insieme due film diversi, senza far capire cosa voglia essere davvero, se fantascienza o spionaggio (ma il cinema Nolan non è nuovo a problemi di “identità”, basti pensare a Il cavaliere oscuro), e senza cercare di alleggerire nessuno dei due per rendere il tutto più snello e fruibile.
Come i trailer suggerivano al netto dell’incredibile segretezza dietro al progetto, Tenet parla essenzialmente dell’inversione temporale, dove il tempo va a ritroso parallelamente al suo scorrere regolare, e già qui si è di fronte ad un’arma a doppio taglio: se da una parte quello del tempo a ritroso è un concept fresco che promette (e mantiene) grandi cose sul piano visivo e creativo, dall’altra è qualcosa di talmente contrario alla concezione della mente umana, che cadere nella confusione e nella non completa comprensione di cosa si sta vedendo è inevitabile.

Detto in modo esplicito: della trama Tenet si capisce poco o niente, e il problema non è il concept tanto affascinante quanto confusionario, ma del “secondo film cucito insieme” di cui parlavo prima. Parallelamente – o meglio, in maniera predominante nel primo tempo – Tenet è anche un film
di spionaggio, dunque il genere confusionario per eccellenza, che sommato al lato fantascientifico già accennato crea un tale sovraccarico di informazioni da assimilare in tempi così ristretti che si smette di stare dietro al plot già dopo… 5 minuti (5 minuti letterali, non indicativi).
Dialoghi botta e risposta da robot (spesso anche poco comprensibili), montaggio schizofrenico con stacchi epilettici, e personaggi di primo impatto talmente spogliati di umanità che per un istante verrebbe da ipotizzare che Nolan abbia rispolverato la narrazione frammentata di Memento, salvo poi realizzare che non è così.
Ma passiamo ai pregi, che ci sono eccome.
E proprio quando sembrava che il lato fantascientifico di Tenet fosse un espediente usato nel trailer per rendere quello che in realtà era un film di spionaggio più commercializzabile, finalmente si mette da parte la fin troppo intricata trama abbracciando appieno l’idea del tempo a ritroso, dove Nolan mostra finalmente enormi miglioramenti nelle scene action (suo grande tallone d’Achille da sempre visibile soprattutto nelle staticissime scene action del suo Batman), in particolare nella scena iniziale, bella e talmente d’impatto da far capire subito a cosa accennasse Nolan quando descriveva Tenet come “il suo film più concepito per l’esperienza in sala”.
Intendiamoci, resta indecifrabile nella seconda parte tanto quanto nella prima, ma in compenso quando entra in gioco il lato più sci-fi del film (con gli annessi pregi maggiori di Nolan) c’è una certa dose di fascino a legittimare la confusione, quel tipo di fascino capace di farti accettare un intero film a dispetto della trama mai davvero seguita.

Inception, tanto per citare un film di Nolan a cui Tenet era stato accostato -almeno sul piano visivo -, scadeva spesso nello spiegone e nel sovraccarico di informazioni, venendo però alleggerito da una trama di base tutto sommato semplice, lasciando le sole dinamiche dei sogni come elemento “complicato” del film. Tenet al contrario è la definizione di sovraccarico, un film a cui avrebbe giovato concentrarsi solo e soltanto sull’idea di base del tempo impazzito, costruendoci attorno tutto il film e non solo alcuni momenti di spettacolarità.
Il pensare in maniera eccessiva sulla trama finisce per esaltare un altro storico difetto di Nolan: quello di concentrarsi poco sui personaggi, spogliandoli troppo spesso di umanità e trattandoli più come pedine che come persone. Un difetto che su Tenet trova la sua dimostrazione massima, con personaggi con cosi poca umanità che il protagonista si chiama… Il Protagonista (sul serio, nel film stesso ci tiene a farsi chiamare così). Ma è probabile che Nolan abbia tirato fuori un po’ di ironia tipicamente british per sfottere noi che lo accusiamo spesso di queste carenze.

Tenet è un film che va visto assolutamente in sala per godere appieno del suo più grande pregio, ossia di un idea che solo Philip K. Dick avrebbe concepito, di spettacolarità visiva che nessuno può togliergli, talmente inusuale per la concezione della mente umana da far uscire dalla sala rintontiti e confusi (appena uscito stavo cercando di immaginarmi il mondo a ritroso, e stava per esplodermi la testa), ma che va visto con pazienza, consapevoli che vada vissuto più come esperienza di sala che come film da valutare con criteri classici, per cui altrimenti uscirebbe danneggiato a causa della trama troppo intricata. Ed è l’ennesima dimostrazione dell’enorme talento del Nolan regista e delle mancanze del Nolan narratore (da questo punto di vista sarei curiosissimo di vederlo in futuro lavorare ad una sceneggiatura scritta da qualcun altro).
È un film difficilissimo a cui dare un giudizio definitivo a caldo, che va valutato a strati, dopo qualche riflessione su “cosa” si voglia da un film, e a seconda di come lo si consideri, se come film, o come esperienza cinematografica (un po’ come Dunkirk, che nonostante una trama molto più lineare puntava decisamente più sul secondo fattore). Forse è uno di quei film in cui i difetti sono più visibili ad una prima visione, ma che a rimuginarci sopra guadagna punti per i vari momenti memorabili che regala, e questo nulla può toglierglielo.

Giocare col tempo nei film è come giocare col fuoco: una scienza che in quanto ipotetica non sarà mai davvero esatta. Proprio per questo forse Tenet merita più visioni per essere compreso ed apprezzato a pieno, e forse non basterebbe neanche quello… di certo un film che vale la pena vedere anche solo per prendere posizione, visto che dare un giudizio univoco e assoluto è pressoché impossibile.