Può un film che si chiama Alien vs Predator essere così noioso?
A rivederlo oggi Alien vs Predator era – assurdo dirlo – decisamente avanti per i tempi: un disperato tentativo di riesumare due franchise sepolti da anni, porlo come prequel per infarcirlo di easter egg e far urlare ai fan “HO COLTO LA CITAZIONE PERCHE’ SONO UN VERO FAN!” (magari ambientandolo nell’Antartide per far urlare ad altri fan “SE STAVATE OMAGGIANDO “LA COSA” DI HAWKS E CARPENTER HO COLTO ANCHE QUELLA!”) e dare il via a miliardi di teorie del fandom, magari piazzandoci dei vecchi volti già apparsi in uno dei franchise (Lance Henriksen) per far sparare teorie su multiversi/universi condivisi/buchi spazio-temporali/ wormhole/errori in Matrix… praticamente la ricetta del 70% delle produzioni odierne.
Perché far scontrare due mostri che non centrano nulla l’uno con l’altro, e che non hanno niente in comune se non l’avere i design alieni più fighi di sempre? Nessun motivo in particolare, se non che l’idea venne da un fumetto del 1989, che non ho letto, e che quindi non ho idea se sia anche la causa diretta dei tanti difetti del film.

Uno su tutti: lo screen time totale delle botte tra Alien e Predator sarà sì e no di 10 minuti in tutto il film, e neanche così divertenti.
L’Alien vs Predator che avrebbe fatto Gareth Edwards
Riassunto della trama (molto breve perché non è interessante): in Antartide viene trovata un’antica piramide azteca, e a indagare viene mandata una spedizione fatta di speleologi, archeologi, e Raoul Bova. Nella piramide c’è Alien, poi si imbuca anche Predator. Fine.

AvP ha l’arroganza di essere addirittura serio, di proporre schemi e cliché da survival movie visti 300 volte e di preferirli addirittura alle sane botte, è “Alien vs Predator” senza però il “versus”, un horror (?) abbastanza basico, iper-schematico e con troppa razionalità, che prima di far scontrare Alien e Predator ci impiega ben 51 minuti, illudendosi che tutto quello che si vede prima (o dopo) di quei 51 minuti importi a qualcuno.
Che poi c’è da chiedersi il perché a farsi tanti problemi, non è come nel caso di Batman v Superman che necessitava di una trama per far scontrare i due nomi: Batman e Superman sono buoni, ergo hanno bisogno di motivazioni valide per menarsi, Alien e Predator sono due alieni infami, ergo perché dopo 10 minuti di film ancora non si danno fuoco e fiamme?

Che poi ci sarebbe da dibattere anche sul setting in Antartide: mancavano 9 anni a L’Uomo D’Acciaio, e al cinema ancora si potevano devastare intere città senza rotture di scatole dei fan, dunque perché non darci un po’ di sana devastazione su larga scala, invece di un triste scontro in una fredda, isolata, e buia piramide dell’Antartide che sembra un mix noioso tra La Cosa e La Mummia con Brendan Fraser spogliato di ogni ironia?
Forse le poche botte e il setting buio e isolato furono forzati dai limiti di budget (70 milioni, non pochi ma neanche tanti) che, per restare nel 2004, erano meno dei budget di Mi presenti i tuoi? e Oceans Twelve, per dire (che probabilmente si erano risucchiati tutto il budget in cachet).

Che sia stato quello o altro non lo so, so solo che a lavoro finito è stata un’idea sbagliatissima, oltre che creare buchi di logica tipo: perché in quella che è una semplice e pacifica spedizione archeologica in Antartide vengono portati fucili e pistole?
Immagino servisse qualche sparatoria per svegliare il pubblico dal sonno dei primi 51 minuti, ma la prossima volta sarebbe meglio trovare un’altra scusa al posto di un americanissimo “non ci serviranno, ma non si sa mai” (perché poi “non si sa mai”? Qui qualcuno ha visto troppe volte La Mummia di Sommers).
Oddio, può pure essere che il senso del portare armi di fuoco in Antartide fosse stato spiegato quando, dopo aver constatato che dopo 10 minuti di film Alien e Predator ancora non se le stavano dando, mi sono addormentato. Pazienza, non lo saprò mai.
Esiste una razza più noiosa di quella umana?
Oltre qualche gag abbastanza facilona, come Bishop che fa il gioco del coltello tra le dita di Aliens con una penna, e lo stupore che si rinnova continuamente da 17 anni nel pensare a Raoul Bova come l’erede di Schwarzenegger e Sigourney Weaver (sul serio: che Raoul Bova abbia fatto Alien vs Predator viene tutt’oggi dato troppo per scontato quanto Favino su Le Cronache di Narnia) AvP è una palla, ulteriormente appesantita dai complessi che si fa nell’essere un blockbuster caciarone e divertente.
Che è un ulteriore aggravante se si considera che AvP è del 2004, dunque appartenente ad un’era dove i blockbuster ancora non si vergognavano a essere scemi e a fregarsene di ogni critica o logica. Più che del 2004 sembra degli anni 2010, dove anche il più semplice dei blockbuster deve sentirsi in colpa ad essere tale, riempendosi la bocca di elementi inutilmente pesanti e non necessari (basta pensare al Godzilla del 2014, un manuale perfetto su come NON si fa un film che dovrebbe far mangiare più pop-corn possibili).

Come se non bastasse su AvP, come negli scontri tra titani più noiosi, uno dei dei due deve improvvisamente scoprirsi “buono” e parteggiare per gli umani, in questo caso Predator. Perché, ancora una volta, forse chiedere che due alieni si ammazzino tra di loro per 1 ora e mezza e basta con gli umani semplici spettatori non paganti è troppo.
Ma se far ammazzare tra di loro Alien e Predator per 90 minuti “è troppo”, allora che abbiamo fatto a fare un film che si chiama “Alien vs Predator”? Per farci dire “Ammazza che bella sceneggiatura non banale e studiata”? Per Alien vs Predator? Davvero? Ridatemi le botte.

E meno male che Predator sotto il casco è brutto come la fame, perché con delle sembianze umane qualcuno avrebbe avuto il coraggio di piazzarci pure il bacetto con la protagonista umana. Inizialmente l’idea era quella di rivedermi a distanza di tanti anni anche Alien vs Predator 2 per avere una visione più “completa” per scrivere del primo, ma non ne ho più voglia. Almeno abbiamo i film originali.