Io sono nessuno porta in sala l’eroe più improbabile e riuscito degli ultimi anni
Io sono nessuno è – come da titolo – il film sull’eroe action più umile di sempre. L’ex agente dell’FBI Hutch Mansell (Bob Odenkirk, scelta di casting rischiosissima) conduce una vita ordinaria. Molto ordinaria. Fin troppo, per i suoi canoni.
Era una macchina da guerra, un killer inarrestabile; ora invece mantiene un profilo così basso che dai più è visto come un “nessuno”, e la cosa è a dir poco frustrante. “Se solo sapeste quanto sono bravo a uccidere!” pensa tra sé Hutch, che per amore della sua famiglia non può dimostrarlo.

Questo finché un evento a conti fatti “innocuo” – due rapinatori scalcinati che irrompono in casa sua senza fare realmente male a nessuno – non risveglia la bestia. Non si possono sprecare anni di addestramento e conseguenti capacità sovraumane: bisogna tornare in pista!
E allora Hutch picchia dei loschi figuri di nazionalità russa, rei di aver molestato una ragazza in un autobus, e li riduce tutti malissimo, scatenando l’ira di un supermafioso russo ricchissimo che ora lo vuole morto.

Una premessa scema, dite? Può darsi. Io direi più “semplice”, che scema. Il film ha poi due pregi giganteschi: quello di non annacquare un soggetto così semplice e quello di giocare con una formula di suo piuttosto standard. La durata è di un’ora e trentuno minuti titoli di coda compresi, quindi il minimo sindacale, e il film ha giusto giusto il tempo di fare ciò che deve: diverte, ammalia con una fotografia ed una regia gustosissime, ci regala un protagonista memorabile.
Hutch è un ex killer che torna a menare le mani più perché si sente vuoto senza azione che non perché lo richiedano necessariamente delle circostanze eccezionali (di fatto è lui a “cercarsela”).
Bob Odenkirk era una scelta rischiosa, come dicevo dentro una parentesi da qualche parte a inizio articolo. Autore comico navigato (ha lavorato come autore in diversi Talk Show, al Saturday Night Live, poi per Futurama e I Simpson) e attore rivelazione (Breaking Bad, Better Call Saul), non è proprio il primo nome che verrebbe in mente per il protagonista di un action così concitato. E invece è semplicemente perfetto.

Con quella faccia gentile è proprio il “nobody” del titolo, un uomo comune che non crederesti mai capace di fare fuori da solo un manipolo di sgherri armati fino ai denti. È esattamente il volto umile di cui il film ha bisogno per rispettare le sue premesse e per distinguersi.
L’autore è Derek Kolstad, lo stesso che ha scritto John Wick contribuendo di fatto a resuscitare il cinema action americano fatto bene. Lì il suo materiale veniva girato da uno stuntman navigato, qui dal russo Ilya Naishuller, curiosamente tornato a far danni a 6 anni di distanza dal suo divertente e folle esordio Hardcore!: il risultato è intrattenimento action competente e con ottimi guizzi di scrittura, nel complesso platealmente sopra la media.

La ricetta è proprio quella dei “colleghi” John Wick e Atomica Bionda: estetica ammaliante e scene di botte realizzate ad arte.
Odenkirk non è un atleta ma fa il possibile con sorprendente convinzione, e la regia concentrata, divertita e stilosa gli viene incontro regalandoci almeno una sequenza da antologia (quella nell’autobus) ed altre magari meno memorabili ma sempre molto ben filmate e ben coreografate.

Si potrebbe obiettare che la sospensione dell’incredulità cominci a venire meno quando un vecchissimo Christopher Lloyd fa fuori orde di sgherri con gli stessi risultati di un John Wick ma con evidente legnosità dettata da motivi anagrafici: questo avviene però nel devastante e comunque spassoso showdown finale, e in ogni caso non volere bene a Christopher Lloyd che fa una cosa del genere viene difficile.
Film dell’anno, almeno per ora. Vedremo cos’ha combinato Vin Diesel.