Il film Sturmtruppen non è memorabile, ma almeno ci prova

L’uscita del Diabolik dei Manetti Bros. è prevista per il 2021. Non sappiamo quando realmente uscirà, ma nell’attesa abbiamo deciso di ripercorrere la storia del mai abbastanza ricordato “cinefumetto” italiano. Un cinema figlio di anni in cui ai produttori, incredibilmente, l’idea di portare sullo schermo le icone del fumetto tricolore non sembrava poi così assurda.

Le puntate precedenti:

  1. Cenerentola e il signor Bonaventura (1941)
  2. Kriminal (1966)
  3. Satanik (1968)
  4. Diabolik (1968)
  5. Isabella duchessa dei diavoli (1969)
  6. Baba Yaga (1973)

Settima puntata: Sturmtruppen (1976)

Quando si parla dei più grandi della storia del fumetto italiano, Bonvi non può non essere tra i primi nomi che vengono in mente. Franco Bonvicini, in arte Bonvi, è la mente (e la mano) dietro personaggi come Marzolino Tarantola, Cattivik, Nick Carter e Sturmtruppen, nonché co-creatore di Gulp!, lo storico programma che portò il mondo dei fumetti sulla TV nazionale, e maestro di Silver, il creatore di Lupo Alberto (nonché suo erede per le storie di Cattivik).

Tra tutte le sue opere, però, quella più conosciuta e importante storicamente, fu indubbiamente Sturmtruppen. Creato nel 1968 e andato avanti fino alla morta di Bonvi, avvenuta nel 1995, Sturmtruppen fu il primo fumetto a portare la formula della strip quotidiane tipiche degli USA in Italia e, qualche anno dopo, il primo fumetto straniero a venir pubblicato nell’Unione Sovietica.

Più che una trasposizione del fumetto, il film di Sturmtruppen è un espediente, un progetto creato ad hoc per portare al cinema il Gruppo Motore, gruppo artistico formato dai principali esponenti dell’entertainment milanese dell’epoca.

Fondato da Enzo Jannacci, il gruppo coinvolse Lino Toffolo, Felice Andreasi, Bruno Lauzi, e Cochi & Renato, lo storico duo formato da Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, ed erano soliti esibirsi al Derby’s Club, uno dei locali più importanti della storia di Milano, che dopo il Gruppo Motore darà fama anche ad I Repellenti, altro gruppo capitanato sempre da Jannacci che lancerà altri nomi come Massimo Boldi, Giorgio Faletti e Diego Abatantuono, nipote dei fondatori del club stesso.

Il Derby’s Club, il Gruppo Motore e I Repellenti saranno i più grandi esponenti della milanesità per quasi un ventennio, negli anni della Milano di Gianni Rivera e degli anni di piombo, fino a cedere il testimone alla nuova identità cittadina degli anni ’80, quella della Milano da bere, di Craxi, Berlusconi, Finivest e dello Zelig, il club milanese che raccoglierà ufficiosamente il testimone del decadente Derby, lanciando nuove icone.

Prodotto interamente da Achille Manzotti, che già produceva i dischi di Cochi e Renato, e con una colonna sonora composta da Jannacci stesso, Sturmtruppen è quindi un progetto completamente “interno” al gruppo, e se le virtù di un operazione del genere sono visibili nella chimica che tutte le varie Sturmtruppen, dall’altra parte i difetti sono relativi proprio all’essere un film troppo autoreferenziale, che alla lunga potrebbe annoiare chi non conosce bene il gruppo. O chi magari li apprezza, ma a piccole dosi.

Divertente con disimpegno la prima mezzora, ripetitivo per tutto il resto

Sturmtruppen non ha una vera trama, ma solo un insieme di sketch in successione per l’intera durata del film. Non che l’idea fosse sbagliata, anzi, sparare gag e sketch a raffica era probabilmente l’unico modo di poter “tradurre” le strip auto-conclusive dei fumetti su pellicola, ma è inevitabile che alla lunga non avere una struttura classica pesi fino a diventare ripetitivo, soprattutto quando da coprire ci sta un’ora e mezza di pellicola.

Le gag sono surreali quanto quelle del fumetto, pur senza avere la stessa sagacia, ma che troppo spesso generano nel grottesco e nel nonsense fine a sé stesso, ogni tanto qualche battuta va a segno anche per la legge dei grandi numeri (quando hai 95 minuti di pellicola e la media di una gag ogni 15 secondi qualcuna la devi azzeccare per forza), ma nulla che possa rimanere particolarmente impresso, se non il breve e divertentissimo cameo di Bonvi nei panni di sé stesso.

Forse l’idea di Sturmtruppen di sparare gag a raffica senza un minimo di trama dietro era più adatta a un format televisivo piuttosto che al cinema, visto che il prodotto finale è è destinato a stancare chiunque dopo neanche un’ora, escludendo giusto i fan più hardcore di Pozzetto & co.

Nel 1982 fu anche prodotto un seguito, che però non ripeté il discreto successo del primo. Non l’ho ancora visto, nonostante sia attualmente disponibile su Prime. Diciamo che prima di dover rivedere 1 ora e mezza di gag da un paio di minuti sparate a raffica dovrei prima prepararmi psicologicamente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *