Com’era lo Spider-Man 2099 di Peter David e Rick Leonardi?

Il 2099 della Marvel fu la conseguenza di un’idea di Stan Lee e John Byrne, che nel 1990 lavorarono insieme ad una storia chiamata semplicemente Marvel: The World of Tomorrow, un progetto alla fine non si concretizzò, ma che mise comunque la pulce nell’orecchio alla Marvel riguardo una linea che immaginasse i propri personaggi in un ipotetico futuro alternativo. L’idea trovò poi compimento nel 1992 con la creazione della linea 2099 e il lancio di quattro testate: Doom 2099, Punisher 2099 e Ravage 2099 (che fu l’ultimo eroe nato dalla mente di Stan Lee, che scrisse anche i primi numeri), e Spider-Man 2099, che la Marvel diede in mano a Peter David – che tra gli anni ‘80 e ‘90 trasformava in oro tutto quello che toccava – e Rick Leonardi, inaugurando la tendenza tutta anni ‘90 a reimmaginare i supereroi in chiave cyberpunk (come Batman of the Future, Spider-Man Unlimited, o il semi-sconosciuto e sottovalutatissimo Phantom 2040).

Proprio John Byrne con gli X-Men aveva creato anni prima uno dei “futuri alternativi” più iconici della Marvel, quello di Giorni di un Futuro Passato, la prima storia a proporre una linea temporale buia e tragica per gli eroi della Marvel. Quello di Giorni di un Futuro Passato non può definirsi uno scenario cyberpunk come quello della linea 2099, ma fu comunque figlio della tendenza tipica degli anni ‘80 a rappresentare un futuro tetro e decadente, quell’immaginario che poi porterà all’affermazione del cyberpunk nella Marvel soprattutto grazie alla linea 2099.

Il 2099 della Marvel

La New York del 2099 è praticamente lo stereotipo dell’immaginario cyberpunk: una città futuristica dove l’altitudine dei grattacieli divide le classi sociali (i poveri risiedono nel downtown, la parte più bassa dei palazzi, dominata da gang e freak vari in un degrado simil-Fuga Da New York, mentre i ricchi si trovano nell’uptown, la parte più alta e sfarzosa degli edifici), dove le multinazionali – in particolare l’Alchemax e la Stark-Fujikawa – controllano tutto, e dove la Grande Mela (che ha cambiato nome in “Nueva York”) è tenuta sotto sorveglianza dell’Occhio Pubblico, la polizia cittadina posseduta e sponsorizzata proprio dall’Alchemax, che protegge solamente i cittadini che sottoscrivono un abbonamento.

Nel 2099 non ci sono più supereroi, ormai ricordati come leggende appartenenti al secolo scorso. Come Thor, ormai scomparso da anni e venerato dai Thoriani, adepti di una religione che celebra il Dio del tuono convinti che un giorno tornerà per liberare l’umanità. Persino il linguaggio è diverso, incluse le imprecazioni, come il “fuck” sostituito da “shock” (che in italiano è invece tradotto “razzo”, uno dei tormentoni più divertenti della serie).

Immaginando un futuro più multietnico di quello degli anni ‘90, Peter David decise che il nuovo Spider-Man dovesse avere origini irlandesi e messicane, in tempi in cui rendere i personaggi multietnici non andava ancora di moda, ideando così lo Spider-Man del 2099: Miguel O’Hara, per cui David “rubò” il nome al suo amico Miguel Ferrer (attore che probabilmente avete visto su RoboCopo Twin Peaks), dotato di un retaggio culturale che si sarebbe riflettuto anche nel design del costume, che infatti non è un “costume da supereroe” ma un semplice costume comprato da Miguel anni prima in Messico per il Dia De Los Muertos, la tipica festa messicana che celebra i morti.

Nel primo numero di Spider-Man 2099 Miguel viene subito presentato come un brillante genetista dell’Alchemax addetto al progetto per replicare il DNA dello Spider-Man originale, progetto che però è tutt’altro che pronto per la sperimentazione umana, e che ha prodotto solo inquietanti risultati paragonabili a quelli de La Mosca.

I disastrosi e poco etici risultati spingeranno Miguel a dimettersi dall’Alchemax, almeno finché il suo capo Tyler Stone non gli somministrerà una dose di Rapture, una droga legale venduta proprio dall’Alchemax da cui si rimane assuefatti a vita a causa della sua particolare proprietà di legarsi direttamente al codice genetico (creare nuove droghe dai nomi eccentrici era un grande tormentone nella narrativa anni ‘90), così da obbligarlo a rimanere in azienda per soddisfare la sua dipendenza. Per liberarsi dal Rapture, Miguel userà un macchinario dell’Alchemax, manomesso però da un collega geloso, che gli inietterà il “Progetto Spider-Man” nelle vene per ucciderlo. Ovviamente il risultato sarà un altro…

Il ritorno di un nuovo Uomo Ragno in città ispirerà tutti i movimenti anti-corporation di Nueva York, e Miguel diverrà il prediletto dei Thoriani, che vedranno nel ritorno di uno Spider-Man un segno divino dell’imminente venuta di Thor (e per cui formeranno pure un movimento analogo, il movimento dei “Ragniti”) e della fine della dittatura delle corporation.

Miguel O’Hara e Peter Parker

Dove Stan Lee andava a destra, io andavo a sinistra. Non perché lui avesse sbagliato qualcosa, anzi… ma sentivo che Miguel dovesse essere un personaggio unico, ribaltando ogni scelta che Stan aveva fatto con Peter”.

La prima cosa che David fece con Miguel fu diversificarlo il più possibile da Peter Parker, rendendolo un suo opposto: se lo Spider-Man originale era un chiacchierone in costume ma un adolescente timido, chiuso, e impacciato con le regazze nella vita di tutti i giorni, Miguel al contrario era un adulto spaccone e piuttosto sicuro di sé, con una fidanzata, taciturno in azione e chiacchierone in borghese.

Oltre ad avere strafottenza, una lingua lunga e tagliente e parecchia arroganza, Miguel non aveva nessuna tragedia alle spalle, non voleva affatto essere un eroe, e non aveva esattamente un senso morale a prova di bomba. Proprio per questo David proverà sempre un certo gusto a contrapporre Miguel a Peter Parker rendendogli indigeste tutte le caratteristiche dell’Arrampicamuri originale, come quando Lyla – l’ologramma che gestisce la casa di Miguel – tra i possibili cambi del suo look ne proporrà a Miguel uno identico a zia May, e con una reazione di Miguel non proprio entusiasta…

Per non parlare del motto “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, prontamente rigettato da Miguel.

Miguel era molto più forte e veloce rispetto allo Spider-Man classico, ma aveva anche poteri leggermente diversi: una sorta di “vista accelerata” per compensare il senso di ragno (che non ha), ragnatele organiche (fu il primissimo Spider-Man ad averle), dei piccoli artigli ai polpastrelli, e un paio di canini capaci di iniettare un veleno paralizzante nella vittima.

Nonostante le tante differenze Peter Parker e Miguel O’Hara avranno dei tratti in comune: così come Peter Parker era considerato uno smidollato da chi non conosceva la sua doppia identità, Miguel era spesso considerato da parenti e amici come un soldatino dell’Alchemax, uno a cui non importa nulla di lavorare per chi stava rendendo il mondo un posto peggiore. In parte anche a ragione: a Miguel, infatti, di fare il supereroe non importa nulla, anzi, l’unica cosa che gli interessa è trovare una cura ai suoi poteri e appendere il costume al chiodo il prima possibile. Miguel era una vittima degli eventi, e tutte le sue gesta eroiche inizialmente avverranno quasi involontariamente, finché non accetterà la sua condizione di “eroe per caso” nel n°10, uno dei migliori numeri in assoluto della testata, nonché uno dei più esplicativi per la definizione del personaggio di Miguel O’Hara.

Peter David stesso parlando di Miguel ci terrà a sottolineare le differenze con Peter Parker:

Sotto certi aspetti, Miguel O’Hara era più realistico. Peter Parker fa quello che fa per un fortissimo senso di colpa, molti di noi lo avrebbero già superato. Da un certo punto di vista il ‘viaggio dell’eroe’ di Peter si era già concluso in Amazing Fantasy #15, tutto quello che è venuto dopo è una conseguenza della lezione che aveva già imparato. Miguel non ha un singolo momento cruciale che lo spinge a dire ‘Sì, devo farlo’. Nella vita reale le epifanie e i cambiamenti epocali in un colpo solo sono molto rari, il cambiamento è un processo molto più graduale. Il viaggio di Miguel mi è sembrato più realistico.”

Peter Parker e Miguel O’Hara non ci misero troppo a incontrarsi comunque, visto che Peter David stesso nel 1995 firmò il loro primissimo incontro (avvenuto non sulla rivista regolare ma su un volume a sé stante chiamato semplicemente Spider-Man 2099 Meets Spider-Man), che col senno di poi fu anche un precursore dei vari e abusatissimi Spider-Verse di turno.

David fu abbastanza furbo da evitare in tutti i modi i classici e banali cliché dei crossover tra supereroi di mondi differenti, come ad esempio farli combattere inizialmente tra di loro per poi allearsi contro un nemico comune (Peter Parker stesso al suo primo incontro con Miguel ironizza dicendo “Secondo la tradizione ora dovremmo lottare, ma sarebbe inutile, prevedibile, e uno spreco di energie. Facciamo finta di averlo già fatto”). Al contrario, nella storia i due Spider-Man si incontrano soltanto alla fine, e interagiscono per appena 4 pagine, rimanendo per la maggior parte del tempo intrappolati l’uno nel mondo dell’altro, con Peter che si ritroverà nel 2099, mentre Miguel negli anni ‘90 interagirà con personaggi storici come J.J.Jameson o Venom.

Anche se non lunghissima o particolarmente elaborata, fu comunque una storia interessante per avere indizi e informazioni in più sugli eventi accaduti nel mondo Marvel tra il 1995 e il 2099 (tipo che Jim Carrey a un certo punto è stato Presidente degli Stati Uniti). La scena migliore di tutta la storia? Miguel che, dopo aver incontrato Mary Jane ed essersi presentato, gli dice “Se mi dici che da un grande potere derivano grandi responsabilità, ti do un cazzotto”.

I personaggi

Ho cercato di creare una struttura familiare differente da quella di Peter Parker. La donna più presente della vita di Miguel non era zia May, ma sua madre, ed era completamente suonata. Gli avevo dato una fidanzata e un fratello. In breve, mi ero sforzato di non farne un solitario”.

Già nel suo storico ciclo realizzato per Hulk, Peter David aveva sempre mostrato un talento innato nel far sentire una certa familiarità con i suoi personaggi, come se li si conoscesse da sempre. E su Spider-Man 2099 non fu da meno, creando in pochissimi numeri un cast incredibilmente numeroso, riconoscibile, a cui affezionarsi immediatamente. Sin dal debutto Miguel aveva una ragazza, Dana D’Angelo, in precedenza fidanzata con suo fratello Gabriel, con cui Miguel iniziò una relazione… mentre lei stava ancora con Gabriel! Come detto in precedenza, Miguel non aveva proprio un senso morale a prova di bomba, ma nonostante gli avesse soffiato la ragazza Gabriel per tutta la serie sarà sempre il più grande confidente di Miguel, nonché l’unico a sapere della sua identità di Spider-Man.

Gabriel proverà comunque per lui una costante invidia, soprattutto quando la sua nuova ragazza Kesey Nash – un’anarchica residente del downtown che ambisce a ribaltare il sistema delle corporation – rimarrà attratta e ossessionata da Spider-Man dopo essere stata salvata da lui nel n°6. Per un certo periodo, Kasey arriverà persino a credere che sotto la maschera di Spider-Man si celi proprio Gabriel, che per paura di perderla le reggerà il gioco spacciandosi per l’Arrampicamuri.

Nella casa in cui Miguel e Dana convivevano c’era anche un terzo elemento, Lyla, il loro programma di gestione domestica. Anche se Lyla era un semplice ologramma, per tutta la serie sarà sempre uno degli elementi più divertenti del canovaccio di Spider-Man 2099, prendendo spesso gli ordini di Miguel fin troppo alla lettera, o simulando goffamente emozioni umane come gelosia e sbalzi d’umore.

L’interfaccia di Lyla era modellata da Miguel stesso basandosi su un tatuaggio di Marilyn Monroe della sua ex ragazza Xina Kwan, tradita anni prima per mettersi con Dana. Xina debutterà sulla testata nel n°23 (anche se era già apparsa in vari flashback qualche numero prima), quando Miguel le chiederà aiuto per riparare Lyla, gravemente danneggiata dopo un attacco del virus informatico Discord a tutta la rete elettronica di Nueva York nel n°19.

Definita da David stesso uno dei suoi personaggi preferiti, Xina riparerà Lyla, dotandola anche di una vasta gamma di messaggi provocatori verso Dana, la “colpevole” della separazione tra lei e Miguel.

Dana aveva inoltre una sorella, Jennifer D’Angelo, prete della storica e decaduta Cattedrale di San Patrizio di Manhattan, ormai rifugio dei derelitti del downtown. Oltre che da Spider-Man la chiesa sarà poi presa in protezione da uno dei personaggi più enigmatici di Spider-Man 2099, il “Profeta della Rete”, un misterioso viaggiatore dimensionale dai poteri pressoché illimitati che ha perso la memoria, la cui vera storia non sarà mai completamente rivelata.

Uno dei comprimari più importanti (e riusciti) a completare il cast era Conchata O’Hara, madre di Gabriel e Miguel, con cui quest’ultimo aveva vecchie ruggini, soprattutto per il contrasto tra i sentimenti rivoluzionari della madre e il lavoro di Miguel per la multinazionale più oscura e potente del Paese. Se zia May adorava suo nipote Peter e considerava lo Spider-Man originale una minaccia, la madre di Miguel adora lo spirito ribelle di Spider-Man del 2099, ma ha tutt’altro che un buon rapporto con Miguel, a cui riserverà sempre frecciatine e provocazioni. Proprio per questo Miguel proverà a rivelarle sua identità, senza ottenere i risultati sperati:

Per la maggior parte della serie i cattivi principali saranno le corporation di Nueva York, e in particolare il capo dell’Alchemax, Tyler Stone, anche se non mancheranno ovviamente i classici supercriminali come Venture (il primo avversario di Miguel, un mercenario-cyborg assoldato dall’Alchemax), Bloodsword (leader della gang dei Fenris nel downtown, che col suo amore per i villain sfigati David si divertiva ad umiliare ad ogni occasione), Thanatos (un bizzarro guerriero greco che David approfondirà sul Capitan Marvel qualche anno dopo, rivelando che si trattasse di un Rick Jones di una realtà alternativa), Flipside (un androide molto simile a Carnage creato un secolo prima per affrontare lo Spider-Man originale), e Mutagen (un uomo che dopo aver trasmesso a sua figlia una malattia ereditaria mortale inizierà ad uccidere negli ospedali di Nueva York chiunque abbia contratto malattie rare ed ereditarie, così da fare un “pulizia” ed eliminare per sempre le imperfezioni genetiche).

Non mancheranno anche rivisitazioni di vecchi avversari di Peter Parker “aggiornati” al 2099, come il Camaleonte (che qui non è un uomo ma una droga che cambia i connotati), Venom, Goblin o l’Avvoltoio, che in questa versione è un cannibale a capo di una gang del downtown, che dopo un paio di numeri però farà una brutta fine cadendo da un grattacielo con Miguel che, disgustato dai suoi istinti cannibali, non si sforzerà nemmeno di acchiapparlo con la ragnatela. Come detto prima, pur non uccidendo mai volontariamente, Miguel non era proprio un santo. E poi negli anni ‘90 gli eroi duri e impietosi andavano un casino.

Le storie principali

Le storie di Spider-Man 2099 premevano costantemente sull’acceleratore: i primi 14 numeri servirono per costruirne la mitologia, i comprimari, e le dinamiche generali, riuscendo ad avere un ritmo incessante anche in storie più autoconclusive e avulse dalla trama generale, come Atto di Fede (su Spider-Man 2099 Annual n°1), una delle più belle e malinconiche di tutto il ciclo, una perfetta testimonianza di come David riuscisse a coniugare ironia e dramma nelle sue storie.

Spider-Man 2099 ebbe anche il vantaggio di appartenere a un universo completamente nuovo, senza farsi condizionare troppo da continuity, eventi e decisioni esterne, mentre nelle rare occasioni in cui sarà “costretto” a farlo e interagire con le dinamiche di altre testate la serieavrà le sue storie peggiori, come nel caso di Cade il Martello, super crossover con i quattro personaggi originali della linea 2009 (Spider-Man, il Punitore, Ravage, e il Dr. Destino) che nel binge-reading di Spider-Man 2099 può essere tranquillamente saltato, sia perché piuttosto confusionario per chi non conoscesse gli altri personaggi, sia perché decisamente dimenticabile (complice il fatto che non fosse stato scritto da David). Dopo Cade il Martello, dal n°17 la rivista tornerà a camminare sulle proprie gambe e a essere esclusiva di David, senza dover più badare a decisioni prese “dall’alto”. Almeno per un po’.

Dal n°18 partirà poi Circuiti Impazziti, una delle storie più intrise degli stereotipi cyberpunk -ologrammi senzienti che ambiscono ad avere sentimenti, IA ribelli, realtà virtuali- e adorabili ingenuità che urlano anni ‘90 da tutti i pori, in cui Miguel entrerà in una realtà virtuale (costruendosi un mix tra Ciclope, Muteking, e il RoboCop del 2014 come avatar) per aiutare Gabriel, che terrorizzato all’idea di farsi rubare un’altra ragazza da Miguel ricadrà nella sua vecchia dipendenza dal cyberspazio, da cui si era “disintossicato” anni prima.

Sempre dal n°18, Peter David iniziò anche a espandere di più la storia di Miguel O’Hara, allegando in ogni numero frammenti dell’adolescenza di Miguel e i suoi trascorsi all’Istituto Alchemax per Giovani Dotati (che come si può intuire dal nome è l’ex Istituto Xavier), un divertente riempitivo che David utilizzava per sopperire alla lentezza di Leonardi nel disegnare le 22 pagine mensili della rivista. I flashback porranno le basi per uno dei più grandi colpi di scena della serie, che avverrà nel n°25 (l’ultimo disegnato da Leonardi), quando Miguel scoprirà di essere figlio illegittimo di sua madre e… no, okay, non lo spoilero.

Gli anni ‘90 della Marvel in una foto.

Nella serie sarà introdotta anche Strange, la Stregona Suprema del 2099 (equivalente futuristico del Dr. Strange), in una storia divisa tra il n°34 e il n°35: Il Giorno dei Morti, a metà tra una screwball comedy e un horror di Sam Raimi, decisamente avulsa dagli abituali toni cyberpunk della serie, e proprio per questo incredibilmente originale e divertente, forse tra le più divertenti di tutta la serie. Il Giorno dei Morti non si svolge a New York ma a Città Del Messico, dove Miguel si trova insieme alla sua ex Xina per le celebrazioni del Dia De Los Muertos, incontrando per puro caso in albergo suo fratello Gabriel, anche lui in Messico insieme alla ragazza Kasey, piuttosto “focosa” verso Gabriel dopo aver scoperto – ovviamente sbagliando – che lui è Spider-Man.

Il problema? Per la festa dei morti si sta preparando anche un uomo di nome Nando Morgez, che nel tentativo di resuscitare la sorella darà vita a tutti i morti della città, causando… un invasione zombie a Città Del Messico (!) in cui i fratelli O’Hara saranno chiamati a un doppio compito: Miguel dovrà – ovviamente – fermare gli zombie, mentre Gabriel dovrà trovare un modo per sopravvivere senza far capire a Kesey che lui in realtà non è Spider-Man.

Dopo Il Giorno dei Morti la rivista inizierà a mostrare i primi segnali di calo, in parte dovuto all’assenza di Leonardi (David seguiva infatti il celebre “Metodo Marvel”, grazie alla quale anche i disegnatori avevano un certo peso per lo svolgimento della storia), in parte perché David fu costretto a inserire elementi contro la sua volontà, tra cui Venom, che storicamente è un po’ il Joker della DC: il classico villain amatissimo dal pubblico e che proprio per questo i piani alti impongono di piazzare ovunque, anche quando non ce n’è assolutamente bisogno (ne sa qualcosa Sam Raimi, che nel suo Spider-Man 3 neanche lo voleva).

Ed è così che nel n°35 venne introdotto Venom 2099, un incrocio tra lo storico simbionte alieno e Kron Stone, il figlio di Tyler Stone con cui Miguel aveva già avuto dei precedenti da ragazzo, come visto nei già citati flashback del giovane Miguel O’Hara. Anche se appena apparso, Venom marchierà subito la vita di Miguel uccidendo la sua ragazza Dana nel n°37.

Le più grandi novità degli ultimi numeri furono il debutto di Goblin 2099 e la nomina di Miguel come nuovo capo dell’Alchemax, mentre il lavoro di Peter David su Spider-Man 2099 si concluse nel n°44, quando riportò in auge un grande classico di casa Marvel sin dagli anni ‘40: l’invasione newyorkese di Atlantide condotta da Sub-Mariner, che stavolta non sarà il principe Namor, ma Roman (“Namor” letto al contrario), capo di una schiera di umani geneticamente mutati per lavorare a Nuova Atlantide, un ambizioso progetto dell’Alchemax e della Stark-Fujikawa per colonizzare anche il mare. Nulla di particolarmente nuovo, ma pieno di piacevoli easter egg piuttosto vintage (come la balena umanoide controllata da un corno atlantideo, un esplicito omaggio al primo mitico scontro tra i Fantastici 4 e Namor, datato 1962).

Dopo l’addio di David, la rivista sopravvisse solo altri 2 numeri, dove furono prese decisioni anche abbastanza discutibili come la morte della madre di Miguel e la rivelazione che dietro la maschera di Goblin si celasse suo fratello Gabriel: due decisioni che David non condivise mai, e su cui mise mano nel 1998 con un retcon su 2099: Manifest Destiny(storia inedita in Italia col compito di fare da “lettera d’addio” alla linea 2099). La serie finì così col n°46, lasciando insolute svariate sottotrame come il futuro della guerra tra Miguel e Gabriel, il viaggio on the road di Xina, la fusione tra Venom e Sub-Mariner, e tante altre.

Il bilancio di Spider-Man 2099, 30 anni dopo

Spider-Man 2099 è una serie incredibilmente divertente da leggere anche a trent’anni di distanza, una delle migliori che la Marvel avesse prodotto nei loro controversi e pazzoidi anni ‘90: mai noiosa, difficilmente ripetitiva, e con uno dei migliori cast di supporto mai creati in un fumetto di supereroi. La serie ebbe la fortuna di capitare nelle mani di una coppia nel miglior momento delle loro carriere, con un Peter David più in forma che mai e un Rick Leonardi ispiratissimo, che purtroppo abbandonerà la serie dopo il n°25, dopo aver creato l’uniforme più figa mai creata per il personaggio insieme al costume originale di Ditko e il simbionte alieno (ideato nel design, guarda un po’, sempre da lui).

Le avventure di Spider-Man 2099 non si limitavano alla sua sola rivista, ma anche a testate come 2099 Unlimited o Spider-Man 2099 Special, dove però ebbe le sue storie più dimenticabili, principalmente per via dell’assenza di David.

La più grande vittoria di David fu indubbiamente la creazione di Miguel O’Hara, il miglior Spider-Man mai creato dopo Peter Parker, nonché probabilmente l’unico a potersi reggere un’intera testata sulle sue spalle senza dover attingere a qualche cameo dell’originale o alla sua mitologia. A questo si aggiunse la sua rinomata capacità di costruire comprimari memorabili dotati di una chimica credibile, la sua ironia, i suoi dialoghi, e il suo talento innato nel mischiare dramma, umorismo, azione, romanticismo e ironia, facendoli tutti convivere con una naturalezza ineguagliabile.

Da sempre insofferente verso crossover con altre riviste e imposizioni dall’alto, come spesso gli capitò in carriera David lasciò la rivista per divergenze creative (qui anche a causa del licenziamento di Joey Cavalieri, editor della Marvel e supervisore creativo della linea 2099), come gli era già capitato per altri suoi eccellenti lavori (da X-Factor nel 1993, a Hulk nel 1998). La linea 2099 invece dopo un boom iniziale conobbe un calo di vendite e popolarità, complice anche il fatto di essere proseguita nel momento più difficile della storia della Marvel – che nel 1996 sfiorò la bancarotta – fino a spegnersi del tutto nel 1998. Nonostante questo, la linea 2099 oggi può ancora definirsi l’universo alternativo più amato dai lettori insieme a quello Ultimate.

Alla serie originale di Spider-Man 2099 rimasero tutti molto legati, incluso lo stesso Peter David, descrivendo quel periodo come uno dei più soddisfacenti della sua carriera. Miguel O’Hara rimase impresso a tutti i fan, e continuò a fare capolino in storie (David lo riesumerà brevemente nel 2000 per il suo Capitan Marvel) e videogiochi (Spider-Man: Shattered Dimensions) finché, complice la nostalgia dilagante, la Marvel tentò di riproporre una serie su Spider-Man 2099 nel 2014.

Ma il rilancio non ebbe lo stesso effetto della serie originale, nonostante fosse David stesso a scriverlo: dalla conclusione dell’originale erano passati diciotto lunghi anni e non c’era più Rick Leonardi ai disegni, l’effetto novità aveva ceduto il passo alla nostalgia, e come diceva lo stesso Miguel O’Hara su 2099 Unlimited #10, mentre assisteva con una certa amarezza ad un concerto per il 130° anniversario di Woodstock, “Viviamo nella condizione errata di pensare che se una cosa va bene una volta, ripetendola all’infinito andrà sempre meglio”. E poi, dopo appena un anno, fecero il madornale errore di cambiare costume a Miguel.

Leonardi stesso, tornato occasionalmente a disegnare Spider-Man 2099 nel revival del 2014 disse “Con mia sorpresa trovai che il personaggio non funzionasse altrettanto bene col mondo di oggi. In termini di etica, costume, comprimari, eccetera Miguel nel 2014 è solo un altro tizio in costume. O almeno così mi sembrò”. Per fortuna però, nessun revival o operazione nostalgia potrà mai intaccare i quasi 40 numeri targati David e Leonardi, una delle due migliori serie regolari della Marvel degli anni ‘90.

Qual era l’altra? Quella di Hulk. Scritta sempre di Peter David. Ovviamente.

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